“Materiale minimo” ovvero lo schizzo, l’abbozzo, lo studio preparatorio per un’opera d’arte plastica, pittorica o architettonica.

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IL TUFFATORE di _ ERNESTO TATAFIORE

“IL TUFFATORE di _ Seconda Edizione” a cura di Nuvola Lista.

 

Gli artisti e gli illustratori chiamati oggi hanno avuto, ancora una volta, l’arduo compito di lavorare in assenza del Tuffatore, partendo dalla stessa base (una serigrafia privata dell’uomo del passato intento a tuffarsi probabilmente nell’Aldilà).

Padrino di questa seconda edizione è Ernesto Tatafiore che insieme ad Ale Giorgini, Toni Demuro, Vauro, Davide Bonazzi, Elisa Lanconelli, Gino Rubert, Emiliano Ponzi, Massimiliano Di Lauro, Francesco Poroli, Stefano Marra, Giulio Iacchetti, Davide Toffolo, Elisa Seitzinger, Leonardo Crudi, Luca Font, Giacomo Keison Bevilacqua, Guido Scarabottolo, Domenico Pascarella e Fabio Magnasciutti aprono nuovamente molteplici ed inedite prospettive per un risultato ancora una volta sorprendente.

La prima edizione fu curata da Gillo Dorfles  nel 1998. Gli artisti: Altan, Baj, Brindisi, Calligaro, Crepax, Cucchi, Echaurren,  Giuliani, Lista, Lodola, Nespolo, Paladino, Pericoli, Persico, Pisani, Staino, Tadini  e lo stesso Dorfles, hanno reinterpretato, ognuno secondo il proprio stile,  l’iconica immagine di Paestum. Strizzando l’occhio e tendendo una mano a chi,  immerso nell’archeologia, volesse rivolgere lo sguardo al panorama artistico  contemporaneo.

Se di contemporaneo continua a trattarsi è giusto che oggi, a distanza di 25  anni, in un nuovo momento storico, culturale e sociale si proponga una nuova  visione/versione.

E’ doveroso stimolare una riflessione: quanto influisce la condizione umana attuale sul processo creativo? Lo abbiamo chiesto ad artisti ed illustratori attraverso la reinterpretazione di un’immagine lontana nel tempo che torna ad interrogarci.

Da quando è venuta alla luce la tomba sulla quale è ritratto il Tuffatore, grazie a Mario Napoli nel 1968, la visione della condizione umana è cambiata e non solo nel “settore” archeologico. La straordinaria scoperta ha ispirato scrittori, registi, poeti, storici dell’arte, filosofi e artisti.

Il potere evocativo dell’affresco risiede in una sorta di infinito, dell’attimo sospeso per sempre tra il prima e il dopo, eletto ad emblema di una condizione dell’esistere e dell’uomo.

Anche nei 25 anni trascorsi dalla precedente edizione ci sono una prima e un dopo, il prima della nascita dei social network, il prima dell’utilizzo a tutti i costi del digitale, il prima del Covid che ha gettato l’umanità nell’angoscia.

Come scrive il critico d’arte Antonello Tolve nel meraviglioso testo in catalogo: << Ognuno dei nuovi nomi invitati in questa speciale avventura del 2024 che avrà senz’altro altre tappe e s’amplierà con altre voci dell’arte, del design o dell’illustrazione contemporanea (l’avvenire è la protezione del passato condizionata dal presente, annotava Braque in uno dei suoi tanti Quaderni scritti tra il 1917 e il 1947), si è innestato nello spazio perfetto del passato e ha deciso di esercitare una pressione iconica (a tratti ironica), una via di fuga capace di attraversare il tempo o di creare piacevoli Kurzschlüsse tra la perfezione stilistica dell’antico e il proprio modus operandi, quasi a sentire l’eco chiara di uno slancio e a rileggere la vita di un ragazzo che, nell’eleganza della figura e nella grazia d’un gesto, prende le distanze rispetto al mondo per restare eternamente sospeso – nella muta penombra d’un buio giallognolo – tra il prima e un dopo che non arriverà mai.>>

Il Cavallo di Sabbia di Mimmo Paladino su Sky Arte